Katia non riusciva a credere che il proprio corpo reagisse a
quel modo, con il coltello nella sua fessura. Era in calore e offriva le
proprie intimità a quell’uomo sollevando e abbassando il bacino. I taglietti
sulle labbra della fica ardevano come piccoli fuochi. Tutta la zona le doleva,
ma non riusciva a stare ferma. Il sudore che le scendeva in mezzo alle cosce
rendeva ancora più intenso il bruciore, mischiandosi agli umori che le
inumidivano il sesso.
“Ehi, cagna, ti piace vero? Non vedi l’ora di avere il mio
cazzo dentro! Sei qui da neanche un giorno e già vorresti liberarti della tua
ciliegina. Come se ti desse fastidio da anni”, la incalzò lui.
“No, non violentatemi! Non fatelo, vi prego!”, supplicò Katia.
“Puoi contarci che lo farò. E non potrai pisciare né
camminare per una settimana, dopo che avrò finito con te!”.
Katia udì il pugnale cadere a terra e sentì le forti mani di
lui afferrarla per i fianchi. Stava per
possederla, per montarla come un cane, come se lei fosse solo una cagna
in calore. La tirò con forza verso di sé e le ginocchia le scivolarono indietro,
nonostante si aggrappasse con forza conficcando le unghie nel materasso. Poi
percepì la punta del grosso membro all’apertura della fica. Bruto la teneva
saldamente e con una spinta mandò il cazzo appena dentro la sua fessura.
Katia singhiozzò sollevando la testa e fissando la parete di
fronte con gli occhi stravolti. Non aveva mai provato nulla di simile in vita
sua. Aveva sentito raccontare un sacco di storie di violenze, ma mai avrebbe
pensato che potesse capitare a lei. Boccheggiò nuovamente con la bocca e la
gola completamente riarse, attendendo il seguito.
Bruto grugniva, perso nel proprio mondo di istinti
primordiali. Cominciò a muoversi spingendo sempre più a fondo il membro nella
vagina di Katia. Soltanto quando sentì la cappella incontrare la resistenza
dell’imene, si arrestò. Katia lanciò un grido di terrore. Lui stava per
perforarle quella piccola membrana. Tutta tremante, piena di paura, cercò di fermarlo,
di allontanarlo con la mano.
“Ehi, piccola cagna, cos’è questa storia? Prima non vedevi
l’ora di averlo dentro!”, disse lui, riemergendo dai suoi pensieri.
“Mi fa male. Mi farete male…oh no, no! Tiratelo fuori. Fuori!”,
urlò lei cercando di sfuggire alla morsa che la teneva bloccata.
“E’ quella ciliegina, vero?
Dà troppo fastidio. Togliamola!”.
La voce di Bruto si era fatta ancora più grave. Le dita
dell’uomo lasciavano lunghi solchi rossi sulla pelle di Katia. Continuava a
stringerla sempre più forte, mentre il membro spingeva contro la membrana
vaginale. La ragazza singhiozzò. Vi fu un attimo di esitazione, poi Katia sentì
qualcosa al suo interno cedere alla tremenda pressione. Ormai era andata!
Katia sentì la sensazione terribile di uno squarcio, seguita
dal contatto ruvido di quel cazzo che apriva e allargava la sua cavità
virtuale, rendendola una tana per piccoli animali. Si agitava e tremava
scuotendo la testa da una parte all’altra.
L’aveva fatto! L’aveva sverginata, infrangendo la sua ultima
difesa, e rendendola la sua cagna. Pensò che sarebbe svenuta. Vedeva davanti
agli occhi macchie nere e gialle, ma qualcosa le fece improvvisamente
riprendere i sensi. Inginocchiata, col bacino sollevato in aria mentre veniva
montata come un animale, si sentiva spaccata in due da quel cazzo che la
possedeva con violenza, senza alcun riguardo. Bruto si chinò su di lei
mordendole il collo e spingendo il cazzo sempre più a fondo.
Non si era fermato un attimo dopo aver perforato l’imene e
non faceva alcun caso alla sofferenza della ragazza. Anzi, l’idea che soffrisse
sembrava eccitarlo ancora di più.
“Oh, no. E’ troppo grosso. Non riuscirete mai a farlo
entrare!”, implorò ancora Katia, cercando di interrompere quella assurda catena
di pensieri che le affollavano la mente, e quel tizzone rovente che si faceva
largo dentro di lei.
“Vedrai i fuochi d’artificio e li sentirai scoppiare dentro
la tua fica, cagnetta. Non senti che stanno già per accendersi?”, la stuzzicò
lui.
Sbatteva il ventre contro le sue natiche sempre più in
fretta e a fondo, e la forza di quell’impatto la faceva dondolare come una
lanterna al vento. Katia gemette e affondò ancora di più i denti nel cuscino.
Il sudore le colava dalla fronte mescolandosi alle lacrime. Graffiò e morse il
tessuto mentre l’uomo continuava a scoparla sfondandola con tutta la sua forza.
Ormai la sua vagina stretta era un lontano ricordo.
“Oddio, cosa mi state facendo… Basta, basta! “, si lamentò
lei.
“Comincia a piacerti adesso, vero? Certo non avresti mai
pensato nei tuoi sogni di bimba di essere scopata così. Ma ti piacerà!”,
incalzò lui.
Bruto passò le mani sotto al corpo di Katia e le afferrò i
seni strizzandole i capezzoli con tanta forza che la ragazza pensò che glieli
avrebbe strappati. Gridò per il dolore e il bruciore insopportabili. Bruto le
morse l’attaccatura del collo come un lupo che tiene ferma la preda, facendole
rovesciare il capo all’indietro come una cagna sottomessa. Katia si sollevò
sulle braccia mentre il bacino e tutto l’interno del ventre erano scossi da
sussulti incontrollabili.
“Su, piccola cagna, danza per me! Si, muoviti intorno al mio
cazzo. Voglio trascinarti con me nel mio inferno!”.
Bruto la colpiva sulle natiche col ventre e i testicoli,
sculacciandola ripetutamente per darle il ritmo. Le teneva i denti piantati nel
collo mentre spingeva sempre più con forza il cazzo nel profondo della sua intimità.
Katia poteva sentire i peli ispidi e duri del pube di lui sfregarle contro il
solco, fra le natiche. Sembravano setole di una spazzola ruvida che la
battevano e le irritavano la pelle già arrossata. Ma anche filamenti nervosi
fatti apposta per stimolarla. Era selvaggio e meraviglioso, tutto questo. La
sensazione di bruciore che provava all’interno della fica, la faceva impazzire.
Si aggrappò alla coperta stringendola con le dita, ormai bianche dallo sforzo,
aspettando l’ultimo spasmo che l’avrebbe spedita al di là, in un'altra
dimensione.
“Dai che ci sei. Godi cagna, voglio che godi sotto di me!
Vieni…su vieni, adesso!”, la spronò lui dandole dei colpi che rischiavano di
sfondarla.
Quelle parole le fecero perdere ogni ritegno. Si senti
volare verso l’alto e nello stesso tempo schiantare a terra. Katia urlò e
singhiozzò sentendo un misto di dolore e piacere fare la guerra nelle sue
viscere e sgorgare in rivoli dalla propria fessura. Il duello fra quelle due
sensazioni e il dolore della stretta che le imprigionava i seni, le annebbiò la
mente. Tutto quello che voleva era sentir crescere quella sensazione affinché
la sofferenza e la tensione l’abbandonassero.
“Uhhhhhhhhhhhh”, gemette Katia suo malgrado.
“Troia! Piccola cagna! Godi, eh? Stai per avere il tuo primo
orgasmo. E ti ricorderai di me e del mio cazzo per tutta la vita”, disse lui affondando
soddisfatto dentro di lei, oltre il possibile.
Bruto la scopava ormai con tale violenza che ad ogni colpo
la mandava a picchiare e a sbattere la testa contro la parete. Katia si
aggrappò ancora di più al cuscino, insultandolo mentalmente. Sentiva la
pressione di quelle mani sui seni come un fuoco che le si trasmetteva a tutte
le sue fibre nervose, già terribilmente eccitate.
Katia non poteva credere alle proprie reazioni. Ma era così
fuori di sé che ora voleva davvero che quel grosso cazzo la facesse godere. Era
come se fosse impegnata in una battaglia mortale con se stessa su quello stesso
giaciglio. La rete cigolava sotto i colpi dell’uomo e i sussulti di agonia di
lei.
Katia emetteva inconsapevolmente ululati da cagna, un suono
basso e rauco che le usciva dalla gola. L’impeto dell’orgasmo stava per esplodere
dentro di lei, anche se ancora non sapeva di cosa si trattasse. Provava piacere
a quell’eccitamento, a quella tensione gioiosa e dolorosa che stava per
scaricarsi in una furia selvaggia.
Il tremendo calore che sentiva nel ventre cresceva sempre di
più. Poteva sentire il risucchio del cazzo che la scavava dentro.
Improvvisamente le pareti della vagina si contrassero in uno spasmo più forte e
Katia digrignò i denti.
“Yaghghghghghhh!”. La tensione del suo corpo, trattenuta a
fatica, cominciava ad esplodere.
Katia sentiva che l’uomo era sul punto di venire, tutto
quello che doveva fare era aspettare e presto avrebbe sentito l’orgasmo di lui
che la riempiva.
“Si, piccola cagna, adesso….Adesso!”.
La voce di Bruto si alzò di tono mentre le sue dita si
serravano come una morsa sui seni della ragazza. Poi il suo cazzo dette una
spinta più forte e si scaricò con una violenza inaudita. Katia subì il getto di
sperma che le colpiva il fondo dell’utero e la riempiva totalmente, colandole
subito dopo lungo le pareti vaginali e lungo le cosce. Cosa le aveva detto? Ah,
si. Che le avrebbe fatto vedere i fuochi d’artificio. Ed era proprio quello che
stava accadendo. Sentiva la testa esplodere e il liquido distenderle i muscoli
della fica, mentre l’uomo continuava a muoversi avanti e indietro più
lentamente ora, quasi a rallentare la folle corsa prima di bloccarsi del tutto.
“Uhhhhh!”, ansimò lei con la bocca spalancata mentre si
sentiva scuotere come per un terremoto. Agitò il bacino contorcendosi tutta e
gridò quando Bruto le affondò i denti nella spalla.
“Prendila, piccola cagna…prendi tutta la mia sborra!”.
Era quello che stava facendo. L’orgasmo salì dentro di lei
avvolgendola tutta, i seni, le dita, le ginocchia….le cosce. La zona attorno al
sesso era tutta un bruciore, mentre altre ondate di piacere la sommergevano,
togliendole il respiro. Era mostruoso, animale… ma meraviglioso. Ad ogni
contrazione delle pareti vaginali seguiva un rilassamento che fermava per un
attimo il dolore fino all’esplosione successiva. Katia aspettava con ansia
questa esplosione, gemendo e contorcendosi sotto i colpi dell’uomo. Avrebbe
potuto andare avanti così per un’eternità, e Katia lo desiderava!
Il suo sesso l’aveva tradita!
Singhiozzò, vergognandosi, ricordando che l’uomo da cui
veniva posseduta era il guardiano di un terribile posto da cui avrebbe voluto
fuggire. Ma anche così, la sensazione che provava era la più bella che avesse
mai subito in vita sua.
E, improvvisamente, fu tutto finito. La sua fica cercò di
spremere altro succo dai testicoli di Bruto, ma non ce n’era più. L’uomo la
lasciò andare e sghignazzò quando la ragazza ricadde senza forze sul letto,
come un sacco vuoto.
Katia nascose il viso nel cuscino inzuppato di sudore.
Avrebbe voluto che l’uomo se ne andasse, che sparisse lasciandola sola, così
avrebbe potuto nascondergli la propria vergogna. Che mostro di ragazza era in
realtà? Lui l’aveva vista eccitarsi sotto i getti dell’idrante ed ora l’aveva
violentata, sverginata e lei aveva ceduto al piacere mentre lui ne abusava
sghignazzando. E le era piaciuto! Cos’altro le avrebbe fatto? Quali altre umiliazioni avrebbe dovuto subire
prima che finisse quell’orribile giornata?
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